Un panettone è per sempre, ma a Natale…è speciale
Un panettone è per sempre, almeno alla Torre la pensiamo …
“La sua passione è diventata la mia passione”. Mirko è da qualche mese in cucina alla Torre del Saracino, ma da sempre in pratica lavora nel mondo della ristorazione nonostante abbia appena 25 anni. La sua è una storia d’amore, dolore e soddisfazioni. Punto di partenza Baronissi, nel salernitano. Alla base di tutto lo spirito di emulazione nei confronti del fratello Roberto, che convince il piccolo Mirko ad iniziare in sala mentre lui si destreggiava in cucina.
Una brutta malattia, però, costringe Roberto – che oggi non c’è più – a dire addio ai suoi sogni di ragazzo e nel contempo convince Mirko a sostituirsi a lui davanti ai fornelli. “Sono entrato in cucina e non ne sono più uscito – racconta Mirko -nonostante a casa non fossero esattamente entusiasti di questa mia scelta. Ora, invece, mamma e papà sono venuti finalmente a mangiare dove lavoro e nonna Anna mi dice che sono bravo…”.
Il giovane che frequentava l’alberghiero ci ha messo poco a diventare un uomo anche perché dodici giorni dopo il diploma era già a Dubai per lavorare agli ordini di Massimo Mantarro. “Una bella esperienza, ma continuo a dire che consiglierei sempre di fare apprendistato in Italia, nella culla della cucina mediterranea”. Da Dubai è tornato comunque con una valigia di conoscenze e desideri. È passato da Taormina e poi è sbarcato a Guardiagrele – a Villa Maiella – dove è rimasto quattro anni con Giuseppe e Angela Tinari mentre il loro figlio Arcangelo prendeva in mano la cucina di famiglia. Passa da una partita all’altra, cresce, si fa le ossa e nascono rapporti che Mirko coltiva tutt’ora.
Repentina la sua maturazione, ad Alba da Michelangelo Mammoliti arriva già come soush chef: “Sembra di fare il vice allenatore di una squadra calcio: prepari tutto, cerco di fare in modo di mettere la brigata e lo Chef nelle migliori condizioni, assaggi tutto, non ti fermi mai, curi i dettagli”. Giorni, settimane, ore prima di tornare a casa, verso casa, per ragioni familiari: “Dovevo avvicinarmi, ho mandato solo tre curriculum ma ho fatto un solo colloquio, qui alla Torre con Giuseppe Di Martino. Mi ha convinto e coinvolto. È autorevole perché si sporca le mani e pulisce, raro a questi livelli. Lo Chef Gennaro Esposito l’ho conosciuto subito dopo, l’ho visto lavorare sui primi, uno spettacolo. Anzi, uno sprone perché in brigata si respira voglia di apprendere, imparare, condividere. I rapporti in cucina al Sud sono diversi, più autentici e familiari, così puoi stare con i colleghi anche a lungo senza mai stancarti perché avverti la passione comune per questo lavoro”.
La passione che Mirko ha ereditato da Roberto, di cui ora vuole realizzare il sogno: “Aprirmi in futuro un ristorante tutto mio, anzi nostro”.
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