Nahi, Sandra e la Spagna che sorride
La Spagna rappresenta una delle mete turistiche europee più ambite …
La minestra maritata è una squisita zuppa tipica della cucina campana – in particolar modo di quella napoletana- sempre presente sulle tavole delle feste ma preparata in generale durante il periodo invernale. Occorreva trovare un vino da abbinarle che sapesse prender posto dignitosamente a questo matrimonio di sapori ed è nel Gragnano che ho riposto la mia scelta.
Nel 1988 ottiene la DOC Penisola Sorrentina insieme alle altre due sottozone Lettere e Sorrento, pertanto può fregiarsi del nome Gragnano solo il vino rosso frizzante ottenuto da uve raccolte nei comuni di Gragnano, di Pimonte e nella parte collinare di Castellammare di Stabia.
Con diverse definizioni già Plinio e Columella citavano il vino di Gragnano; prodotto dai monaci già millecinquecento anni fa lo ritroviamo anche nelle parole di Mario Soldati che scrive: “Finalmente il Gragnano… un piccolo vino… ma insuperabile.”
E poi il grande Eduardo in “Miseria e Nobiltà”: “Pasquà, solo se è Gragnano lo prendi, sennò desisti…”.
Un vino che piaceva a tutti, una produzione in continua crescita che veniva apprezzata dal clero alla nobiltà, dai Borboni ai lazzari, al punto tale che nel ‘600 si recitava: “si vis vivere sanum bibe Gragnanum” ( se vuoi vivere bene bevi Gragnano).
Un vino semplice, senza pretese, allegro come la sua spuma dal colore rosso rubino.
Il Gragnano è un vino frizzante prodotto in autoclave; le uve utilizzate, così come prevede il disciplinare, sono l’aglianico, il piedirosso e lo sciascinoso e poi surbegna, tintore, suppezza e castagnara.
Il mangiaguerra, ad oggi estinto, pare fosse quello che apportasse una struttura più imponente all’antico Gragnano.
I motivi della mia scelta sono un invito a due matrimoni: il primo, quello della minestra maritata con la sua felice unione di tante varietà di verdure con quelle della carne; il secondo, quello delle tante vecchie cultivar che fanno parte dell’uvaggio e ritroviamo nel vino Gragnano. Si combinano in una straordinaria armonia nel dar vita ad un vino brioso, leggero e allegro, una beva non impegnativa, versatile e piacevole che vi accompagnerà nel gustare questo piatto.
Se poi non avete finito la bottiglia, cosa poco probabile, fate come Eduardo de Filippo suggerisce in questa poesia.
SurzéjaloNa giarretèlla ’e vrito, surzéjalo… |
SorseggialoUna giarreta di vetro, sorseggialo… |
GIANNI PIEZZO – Sommelier
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