A cena con Ancelotti
L’andata a casa di amici e il ritorno a casa …
Lo sfruttamento delle risorse del mare e, più in generale, il cibo ecosostenibile sono oggi argomenti di grande attualità in virtù del “pressing” sull’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, affinché venga dato il via libera alle meduse mediterranee come cibo edibile, al pari di quanto già avvenuto con le meduse asiatiche.
Fonte di proteine, povere di grassi e senza patogeni associati, le meduse del “nostro” mare rappresentano per Gennaro Esposito una scoperta casuale, figlia in realtà delle lamentele di alcuni pescatori di Capri che ne hanno visto aumentare esponenzialmente il numero nel corso degli anni. Ed allora, perché non provare a valorizzare le potenzialità delle meduse? Lo chef della Torre del Saracino si è mosso appunto in questa direzione: ha chiesto ad un amico biologo se fossero commestibili, poi si è messo a studiarne le proprietà nutrienti insieme all’istituto di produzioni alimentari del CNR.
Gennaro ha scoperto così che le meduse sono un alimento sano e “futuribile”. Già nel 2013 ha iniziato a “sperimentare”, confrontandosi con le difficoltà dettate dalla rapida degenerazione delle meduse (le cui spore velenose per altro muoiono velocemente in acqua dolce). Un prodotto che va trattato dunque in fretta ma che può regalare piacevoli sorprese una volta eliminata la parte urticante dei tentacoli. La medusa (marinata, tagliata a fette sottili è servita con mozzarella di bufala, salsa agrodolce di limone e dei fiori di trifoglio) dello Chef Esposito ha fatto capolino a Le Strade della Mozzarella sei anni fa – generando stupore e curiosità – e da allora ne ha fatta di strada fino a diventare protagonista a Expo 2015 del convegno dal titolo “Nuovi cibi tra ricerca, sostenibilità ed innovazione”.
Oggi rappresenta ancora un alimento che genera inizialmente diffidenza ma poi viene apprezzato e gradito, una volta comunicato nel modo giusto. In attesa, ovviamente, che l’Efsa si pronunci sulla edibilità delle nostre “amate” meduse.
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