L’indotto che ci manca
È stata una estate diversa e per certi versi anche …
Per tutto c’è una prima volta, e le prime volte sono emozionanti, impegnative, ti riempiono di adrenalina e anche di paura. Questa è la sintesi delle sensazioni che sto vivendo da quando ho deciso di organizzare un evento benefico a sostegno della “Onlus Baobab amici di Tampellin” nel quale ho coinvolto Gennaro, insieme ad altri suoi eccellenti colleghi.
La Charity Dinner “Stelle per Tampellin”, in programma lunedì 12 novembre, è finalizzata alla realizzazione di una scuola materna in Burkina Faso. È l’inizio di un grande progetto che consentirà a 300 bambini l’apprendimento del francese, che sebbene sia la lingua ufficiale del Burkina Faso è conosciuta solo da chi ha avuto la fortuna di poter studiare. Vi immaginate cosa significa? La scuola materna, inoltre, impatterà positivamente anche sulla salute dei bambini grazie al servizio di mensa che assicurerà un pasto equilibrato dal punto di vista nutrizionale. Sono una mamma, i miei figli sono dei bambini fortunati, ed è giusto e fondamentale che il mio impegno vada verso quei “figli” dimenticati. Dunque, mi sono rimboccata le maniche per non deludere nessuno nel realizzare questa serata, prima di tutto me stessa.
E allora che si fa? Ci si organizza, si fanno e si disfano elenchi di idee, si cercano i migliori, si invitano i migliori, si garantisce il top! Ho selezionato e contattato personalmente i massimi chef del territorio, Gennaro compreso naturalmente.
E siccome gli chef non mi bastavano e Gennaro mi insegna ogni giorno che la chiave della cucina è nel recupero dei prodotti del territorio, ho contattato anche le eccellenze della gastronomia locale. Ce ne sarà per tutti i gusti con piatti prelibati impreziositi da ingredienti davvero straordinari. Mettere insieme tante stelle, con tante idee e tanti prodotti non è facile. In questo periodo ho imparato l’arte della mediazione, ho imparato a imporre le mie decisioni ma allo stesso tempo a rispettare quelle degli altri. Ho imparato a pianificare e a coordinare.
Organizzare un evento di questo genere non vuol dire solo invitare degli chef e mettergli a disposizione una cucina, vuol dire ragionare insieme sul menu, decidere chi fa cosa, organizzare l’ordine di uscita delle portate. E siccome i biglietti non si vendono da soli, mi sono adoperata per promuovere l’evento, interagendo con gli enti locali e con i media. Tutto questo con l’ansia da prestazione tipica della prima volta, che magari finirà non appena Gennaro e i suoi colleghi incominceranno a cucinare.
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